Quello del Congresso internazionale su "Il Rinascimento a Lione", fu un avvenimento epocale, reso possibile soltanto dal prestigio internazionalmente riconosciuto a Enzo Giudici, quale serio e rigoroso studioso e ricercatore, nonché dall'accogliente e lungimirante disponibilità dell'Università di Macerata, che egli si apprestava a lasciare dopo il definitivo trasferimento presso l'Università di Roma II.
L'articolo di Antonio Possenti che qui riportiamo, pubblicato originariamente sulla rivista "Bibliothéque d'Humanisme et Renaissance" (Tome XLVIII - 1986 - no. 1, pp. 209-211), può aiutare sia a comprendere l'importanza dell'avvenimento e a fornire utili spunti a quanti vogliano approfondire l'argomento trattato, sia a dare una corretta collocazione alla reputazione di cui godeva Enzo Giudici a livello mondiale.
In quella occasione, peraltro, egli aggiunse altri due riconoscimenti ai numerosi di cui già godeva: 1) una medaglia dal Comune di Lione, come ringraziamento per il nuovo lustro donato alla città con i suoi studi e le sue ricerche sul Rinascimento lionese; 2) il Prix d'Honneur de l' Académie de Lyon, della quale Enzo Giudici era membro stimato da anni.
CRONIQUE
Nella prestigiosa Aula Magna dell'Universita di Macerata (Marche), fondata nel 1540 (ma già nel 1290 vi esisteva una Scuola di Diritto), si è tenuto, dal 6 all' 11 maggio 1985, il Congresso Internazionale sul Rinascimento a Lione.
Il Congresso era stato organizzato da Enzo Giudici, uno dei più eminenti studiosi di questo avvincente periodo letterario, il quale festeggiava anche il suo quarantennio di studi e gli ultimi mesi del suo insegnamento a Macerata, essendo egli da tre anni chiamato alla Facoltà di Lettere dell'Università di Roma. Vi sono convenuti cosi, da tutte le parti del mondo, i maggiori cinquecentisti, che hanno inteso onorare, anche a titolo personale, il maggior studioso di Maurice Scève e di Louise Labé. I lavori sono stati aperti dal Rettore dell'Università di Macerata Prof. Attilio Moroni, il quale ha ricordato in un dotto discorso i legami tra la cultura italiana e la cultura lionese del tempo, e dal Preside della Facoltà di Lettere, Prof. Giovanni Ferretti, che ha tenuto a esprimere la soddisfazione sua e dei suoi colleghi. Ha preso poi la parola Madame Lucette Lacouture, prosindaco di Lione e deputato al Parlamento Europeo, che è stata l'ambasciatrice della sua città e ha recato al Prof. Giudici la medaglia offerta dal Comune di Lione in ringraziamento di una vita di studi che quella città hanno magistralmente illustrato. Alla Lacouture ha fatto seguito il Prof. Gabriel-André Pérouse, inviato a sua volta dall'Académie de Lyon, il quale, ai termine di un dotto e affettuoso discorso, ha conferito al Prof. Giudici il Prix d'Honneur dell' Accademia. Gli interventi si sono soprattutto concentrati su Maurice Scève e Louise Labé. Philippe Ménard (Sorbona) ha messo in risalto, nella sua brillante conferenza L'inspiration courtoise dans la Délie, i legami del poeta con la cultura medioevale, mentre Doranne Fenoaltea (North Carolina) è ritornata su La réception de la Délie et la question de l'obscurité e Tomio Kato (Osaka) su Le Néoplatonisme de Marsile Ficin dans la Délie de Maurice Scève. Il problema formale del Canzoniere è stato invece rivisitato da Dorothy Gabe Coleman (Cambridge): Densité et intelligence créatrice dans les dizains de Maurice Scève e da Jerry Nash (New Orleans): Poésie et illumination: l'esthétique amoureuse de Maurice Scève. Gli emblemi da Paul Ardouin: Devises et emblèmes d'amour dans la Délie de Maurice Scève ou les Noces d'or de l'image et du verbe e da Fernand Hallyn (Gand): Les emblèmes de la Délie. Infine, Françoise Charpentier (Paris VII) ha parlato di Scève et Jean Lemaire aux frontières de la Renaissance lyonnaise, mentre Antoine Fongaro, illustre specialista della littérature contemporaine ha messo in luce, in un originale intervento, i legami tra il poeta della Délie e Baudelaire.
Su Louise Labé era intervenuto lo stesso Giudici con una magistrale interpretazione del VI, VII e VIII sonetto del Canzoniere. Kazimierz Kupisz (Łódź) si è soffermato invece su certains rapprochements littéraires dans le sillage de Louise Labé. Inoltre Yvonne Bellenger (Reims) ha messo a punto Les jeux du temps et de la lumière dans l'œuvre de Louise Labé, mentre Kenneth Varty (Glasgow) ha insistito su Les qualité poétiques de la prose de Louise Labé. Infine, Giuseppe Antonio Brunelli (Catania) si è occupato dei traduttori italiani della poetessa. Non sono state tuttavia trascurate le personalità minori che ruotarono intorno ai due grandi poli del Rinascimento lionese: come Guillaume de La Tayssonnière, il jambonnier di Rabelais, di cui Yves Giraud (Friburgo) ha illustrato Les Amoureuses Occupations, mentre Gabriel-André Pérouse (Lione) è ritornato sulla Tricarité nella sua illuminante conferenza Quelques aspects de Claude de Taillemont e Gisèle Mathieu-Castellani (Paris VIII) sulla poesia e la pittura nelle Douze Fables di Pontus de Tyard. Christiane Lauvergnat-Gagnière (Lione) ha messo a fuoco con rara maestria la personalità di Barthélemy Aneau, martire del fanatismo, il quale attende ancora una rivalutazione dalla critica e una riedizione delle opere; Etienne Vaucheret (Pau) si è appuntata invece al medico letterato lionese, che introdusse il Neoplatonismo in Francia nei primi anni del Cinquecento, additandone un nuovo aspetto: Symphorien Champier et la Chevalerie. Raffaele Scalamandré (Roma) ha parlato con la consueta profondità del suo Charles Fontaine da Parigi a Lione e Jean Dubu (Parigi) del Promptuaire des Médailles del Roviglio. I rapporti fra Lione e Hélisenne de Crenne sono stati illustrati da chi scrive. Né tantomeno e stata trascurata la cultura lionese del tempo sulla quale si sono particolarmente distinti le comunicazioni dell'insigne specialista Robert Aulotte (Sorbona): L'impulsion lyonnaise dans la diffusion des œuvres morales de Plutarque au XVIe siècle; dell'emerito cinquecentista italiano Enea Balmas (Milano): Editori italiani a Lione; di Riccardo Scrivano (Roma II) :Libri e autori italiani a Lione nel XVI secolo; di William Kemp (Ottawa): La collection de textes français en romain de Morin (1530-1532); di Richard Cooper (Oxford): Umanisti e antiquari a Lione nel Rinascimento; di Anna Maria Raugei (Milano): Echi della cultura lionese nella Biblioteca di G. Pinelli (1535-1601) e infine del più illustre storico francese del Rinascimento (e studioso incomparabile di Erasmo) Jean- Claude Margolin (Tours) e di altri insigni specialisti come Eva Kushner (Ottawa), Madeleine Lazard (Sorbona), Caridad Martinez (Barcellona), etc. che ci spiace, per mancanza di spazio, di non poter ricordare.
Anche l'astrologia, che fu cosi intimamente legata all'espressione della cultura di quel tempo, ha avuto la sua parte negli interventi di Camillo Marazza (Bergamo) sulla Mantice di Pontus de Tyard e di Giorgio De Piaggi (Genova), il quale ha illustrato la prima traduzione francese (Lione 1542) del De Institutione fæeminae Christianae di J.-L. Vives. Dell'arte si sono invece occupati Jeanne Wathelet-Willem (Liegi) e Francois Charpentier (Lione). Splendida la cornice in cui ha avuto luogo e sontuosi i ricevimenti e i trattenimenti culturali offerti agli intervenuti al Congresso, che fa epoca come uno dei più prestigiosi di questi ultimi anni. La sua seconda giornata si è svolta nel Palazzo dei Priori di Fermo, e, nella ricca Biblioteca della città, i Congressisti hanno avuto la fortuna di scoprire una edizione di Ronsard che non era stata fino a oggi ritrovata. Si attende la pubblicazione degli Atti, che è prevista per la prossima estate; in questi figureranno anche gli interventi di studiosi quali il McFarlane, il Bailbé, il Rigolot, il Tetel, il Sozzi e vari altri, i quali, per ragioni di forza maggiore, non sono potuti intervenire all'eccezionale incontro culturale. Il volume, come aveva proposto lo stesso Giudici, sarà dedicato agli illustri cinquecentisti scomparsi negli ultimi anni quali René Fromilhague, Pierre Jourda, Raymond Lebègue, Jean-Charles Payen e Verdun-Léon Saulnier (del quale qualche jeune lyon, a torto, in occasione dei Mélanges a lui dedicati, aveva vanamente cercato di sottolineare una «inimicizia» col Giudici). Di tutti l'eminente studioso aveva ricordato con commossa parola l'opera e sottolineato brevemente i rapporti di amicizia che a loro lo legarono. Ora che un crudele destino l'ha strappato prematuramente alla cultura, questi Atti saranno dedicati anche alla sua memoria.
Sassari.
Antonio POSSENTI.
"Bibliothéque d'Humanisme et Renaissance" (Tome XLVIII - 1986 - no. 1, pp. 209-211),